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Dipingere “en plein air”

« Ciao zio, domenica verrò a trovarti »
« Molto bene, ricordati di portare colori e cavalletto. Andremo a dipingere all’aperto con i soliti amici »
Vivevamo la fine degli anni Sessanta. Lo zio Gianni faceva parte di un gruppo di pittori del pinerolese che alla domenica stipava una Bianchina o una Cinquecento per andare in campagna alla ricerca di scorci, paesaggi, cascinali da impressionare sulle tele.
Oltre allo zio, il gruppo si componeva di Giovanni Carena, Tosello, Bruera e Gatti. Tutti insieme formavano una straordinaria “famiglia” dove caratteri, stili e culture diverse si fondevano per formare una bellissima palestra di pittura. Anche se ciascuno era orgoglioso dei propri segreti, accettava di buon grado il confronto e le opinioni degli altri.
Alla fine della giornata trascorsa a dipingere, i quadri venivano appoggiati per terra contro le ruote della vettura e poi si scatenavano i commenti, le discussioni appassionate. Ad ogni escursione era come se nascesse una scintilla ad alimentare l’ardore, la passione per la pittura: lo stimolo per ricominciare la domenica successiva.
Durante le mie ricerche sui lavori dello zio e del gruppo ho potuto scoprire quanta sintonia si era diffusa tra loro: nei quadri dello stesso periodo del gruppo ritrovavo le stesse luci, le stesse atmosfere che la pittura impressionista en plein air favoriva anche se cambiavano le tecniche (spatole o pennelli), i colori dominanti e soprattutto gli stili.
Qualche anno fa un cliente affezionato dello zio mi fece il regalo di mostrarmi la sua collezione; notai che in un quadro di covoni di paglia era rimasto imprigionato nei colori un filo d’erba. Lo zio gli aveva raccontato che alla partenza della vettura il quadro era caduto sfilandosi dal cavalletto e toccando a terra erano rimasti appiccicati alcuni fili di sterpaglie. La pulizia non era riuscita perfettamente e quel filo era rimasto a testimonianza del lavoro svolto all’aria aperta. Il collezionista non volle assolutamente che quella traccia venisse eliminata quasi dovesse rimanere come un’impronta indelebile, complice di una perfetta sintonia con la pittura.
Ma questo è solo un piccolo tassello di un mosaico di una splendida storia vissuta con la continua voglia di dipingere. Rammento con quanto entusiasmo mi mostrava i suoi ultimi lavori, o mi accompagnava alle mostre parlandomi di prospettiva, di accostamenti di colore, di luci e di ombre… Tutto questo turbinio di ricordi mi ha spronato e stimolato a raccogliere e selezionare i suoi lavori per raccontare quello che ha elaborato e prodotto con tanta passione.

Giorgio Cestari